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Una triste alba d'autunno


Gianni Nigro
Anni giovani
02/10/2011

Una ragazza molto intelligente e simpatica, oltre che bella, mi disse qualche giorno fa: “Dipendesse da me manderei tutti a cavallo e in bicicletta”.
   La cosa curiosa è che per lavoro è costretta ad occuparsi proprio di automobili. Però come non condividere le sue parole?
   Le automobili rappresentano la spesa numero uno per le famiglie, tra carburante, manutenzioni varie, bollo, assicurazione, e, infine, spesso, aimè, incidenti.
   E inquinamento dove lo mettiamo? Provate a salire sul Monte Cassio, prima montagna che viene percorsa dalla strada del Passo della Cisa per andare dall’Emilia alla Toscana. Fermatevi più o meno poco prima del villaggio I Boschi di Bardone. La valle dell’Emilia, nei giorni di sole, è sovrastata da una coltre tra il marrone e il violaceo che occupa una spessa lamina del cielo. Eppure non c’è una metropoli tipo Los Angeles, ma tante medie e piccole città: anzitutto Parma, e poi a sud-ovest Fidenza, Fiorenzuola, Piacenza, mentre a nord –est Reggio, Modena eccetera.
ma tanto basta per fare dell’Emilia una delle Regioni inquinatissime d’Italia, anche se tutti in tal senso parliamo sempre e solo della Lombardia o della Campania.
   A parte tutte queste considerazioni, vi è mai capitato di rimanere improvvisamente senza macchina?
A me è basto un incidente, quasi banale nella sua rapidità e imprevedibilità. Stavo transitando a bassa andatura lungo un incrocio in un vialone della periferia Est di Milano. Il vialone aveva la precedenza su tutte le strade secondarie che arrivavano da destra e da sinistra e c’era anche il semaforo, che però, inspiegabilmente, ancora alla sei e mezzo di una domenica mattina era giallo lampeggiante.
È mia abitudine, anche se so di avere la precedenza, di dare un’occhiata a destra e a sinistra. Le eventuali macchine eventualmente provenienti da sinistra dovrebbero darmi comunque la precedenza, in base al fatto dell’antichissima regola che la precedenza ce l’ha sempre, in mancanza di diverse indicazioni, chi proviene da destra.
   Avevo comunque passato da poco la metà dell’incrocio quando mi è parso di intuire con la coda dell’occhio sinistro una macchia bianca. L’ho vista? Non l’ho vista? Chi lo sa? Poi, dopo il colpo, sono rimasto rimbambito per una decina di minuti!
Quello che di sicuro ho sentito è stato un colpo micidiale contro la portiera posteriore di sinistra della mia auto. Una botta fortissima, che la risenti di notte, che ti fa svegliare madido di sudore e ansimante.
   La mia macchina in seguito alla botta si è probabilmente essere sollevata da terra di qualche millimetro e a compiuto circa un quarto di cerchio in senso antiorario fino a fermarsi contro dei piccoli marcia piedini laterali.
A un certo punto, nella nebbia che affollava la mia mente in seguito al colpo, si sono affacciate tre idee:
   - la mia macchina è sfasciata
   - sono stato salvato dagli aerbag
   - l'auto che mi ha investito proveniva da sinistra a una velocità folle
Infatti alla mia sinistra penzolavano lungo tutti i finestrini dei sacchetti piatti bianchi di qualcosa di simile al cotone. La schiena per un attimo mi sembrava svitata e la sensazione mi è rimasta per tutta la mattinata ma per fortuna è passata.
   Ho fatto fatica a slacciare la cintura di sicurezza perché il colpo l’aveva bloccata. E poi la portiera non si apriva. Udivo delle voci ma nessuno si è rivolto verso la mia auto. Allora, visto che ero ancora intero e tutto sommato avevo l’impressione di stare bene, ho dato una leggera spallata alla portiera e sono riuscito a uscire.
   La mia auto aveva una forte rientranza all’altezza della portiera posteriore di sinistra ma non era completamente distrutta come avevo temuto in un primo tempo.
   In Norvegia la velocità massima in città è di 40 all'ora e tutti la rispettano. E fuori città è a volte 90, a volte 80. Ricordo che la prima volta che mi recai in quello lande mi lamentavo di quei limiti che ritenevo eccessivi. Ma col passare tempo è l'unico modo per evitare che il divertimento maggiore degli italiani sia quello di distruggersi l'un con l'altro con le automobili.
   Infilata e ferma nella stradina a destra del mio ex percorso di macchina, c’era l’altra auto, una utilitaria, attorno alla quale vie erano tutti i vigili urbani, o meglio la rinominata Polizia Locale, di una pattuglia arrivata da poco tempo. Dentro l’auto c’era una donna che piangeva. Sentivo che le stavano chiedendo se stava bene, mentre mi avvicinavo anch’io, e con tutta evidenza aveva riportato, per fortuna, soltanto un grosso spavento.
   Ma il fatto di avermi investito in pieno e di aver proseguito per un’altra decina di metri indicava che, oltre a non aver rispettato la doppia precedenza, era piombata sull’incrocio a una velocità folle. Eppure non provavo la minima rabbia verso di lei. Ero solo disperato perché quest’incidente rovinava la domenica a tutti, lei compresa.
   La agente della polizia che mi avvicinò scrisse sul verbale la mia dichiarazione dell'incidente
   Poi, da lunedì, iniziò un calvario tra il rivenditore dell'auto, dove mi feci portare la macchina sfasciata, e la mia assicurazione, che era ancora fuori Milano da in tempo in cui abitavo laggiù.    Insomma, avevo prelevato dai miei risparmi una cifra notevole che andò dissipata tutta in tassì. Già, perché per chi non lo sapesse, appena esci dalla città il tassì diventa carissimo. Anzitutto a Milano non si può fermare i tassì al volo, cosa che invece è possibile nella stragrande maggioranza delle città del mondo. Si deve raggiungere una stazione dei tassì, stazioni rarissime, introvabili o quasi. Oppure avere la fortuna di trarsi nel taschino un telefonino cellulare e iniziare a chiamare i soliti numeri ripetitivi, tipo 5858, 8787 e simili. Un certo numero di nastri registrati vi portano via una discreta quantità di conto ma finalmente una operatrice vi contatta e vi dice che tra sei minuti arriverà il tassì e ve ne da il nome (di solito di una città) e il numero. Il tassì arriva molto più tardi con già un bel 15 o 16 euro spedi da voi che non avete ancora messo piede su quella macchina.
   E qui scoprite che molti tassisti non conoscono la città. Allora con grande pazienza date loro tutte le istruzioni necessarie e finalmente arrivate dove dovete arrivare.
   Io ho la sfortuna (ma è anche colpa mia e della mia pigrizia) di avere la mia assicurazione in una cittadina a venti chilometri dalla circonvallazione sud di Milano, per cui già il tassì per andare laggiù mi costava un bel 45 euro.
   Al ritorno mi dico: ora vado alla stazione dei tassì e lo prendo lì. Per dieci anni avevo abitato da quelle parti e sapevo dov’era la stazione dei tassì. Ma non c’era più. Entro in Farmacia per chiedere se l’avessero spostata e dove, ma tutti cadono dal pero. La stazione più vicina è a decine di chilometri da quella cittadina. Altrimenti devo ricorrere ai mezzi pubblici.
   Io però ho fretta e mi rimetto a comporre al telefonino il solito numero ripetitivo. Mi avvertono che il tassì arriva in quindici minuti e alla giovane tassista chiedo che era a Milano. E lei mi risponde:
   “Ovvio, che ero a Milano. Dove dobbiamo andare?”
   “A Milano”, rispondo. E mi chiudo in me stesso.


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